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IL PUNTO SUL MERCATO JUVENTUS IN DETTAGLIO – POTENZA DI FUOCO 2014-15

Non è facile il mercato della Juve di quest’anno. Le scelte fatte lo scorso anno, rivelatesi eccellenti dal punto di vista sportivo, hanno di fatto rimandato di un anno – e ingrandito – il problema di raggiungere un equilibrio economico sostenibile. A differenza dell’anno scorso però, il problema quest’anno non è più rimandabile. Succede questo: un anno fa, cioè a giugno 2013 – la Juve ha un patrimonio di 50 milioni scarsi. È quello che è rimasto dell’ultimo aumento di capitale del 2011 al netto delle perdite accumulate. Questa cifra è – sostanzialmente – il massimo livello di perdite che potevano ancora essere sostenute prima di iniziare a fare utili o prima di essere costretti a fare un altro aumento di capitale. Ora, il conto economico di una società di calcio è relativamente semplice. La Juve, attualmente, escludendo la Champions, ha ricavi ricorrenti (cioè contrattualizzati o comunque prevedibili) di circa 210 milioni. Una quarantina dallo stadio, una cinquantina dagli sponsor, un centinaio dai diritti TV italiani e una ventina da altro (museo, iniziative commerciali etc.). Con la Champions diventano fra i 250 e i 270, a seconda dei risultati che si raggiungono. Siccome ha costi non legati alla gestione calciatori di circa 90 milioni, il conto è presto fatto: per essere in equilibrio la gestione calciatori, la famosa “potenza di fuoco” (stipendi + ammortamenti – plusvalenze) , deve rimanere fra i 160 e i 180 milioni, a seconda di come va la Champions. Non rispettarla significa perdere soldi, e perdere soldi significa ridurre il patrimonio, e ridurre il patrimonio è possibile finchè ce n’è, perché un patrimonio negativo non è permesso. Si può, ovviamente, fare un nuovo aumento di capitale, ma lì bisognerebbe conoscere la volontà degli azionisti e comunque ci si scontrerebbe con le regole del fair play finanziario, che limita fortemente il ricorso a nuovo capitale.

C’è poi un altro aspetto importante di cui tener conto e cioè la composizione di questa “potenza di fuoco”, in quanto dentro questo calderone ci finiscono due componenti di costo ricorrenti (ammortamenti e stipendi) e una componente di ricavo una tantum (plusvalenze). Se non si fa mercato i primi si ripeteranno anche l’anno successivo (a meno di scadenze di contratti), mentre le plusvalenze no, bisogna rifarle. Una situazione di equilibrio sostenibile richiederebbe pertanto non solo di rimanere entro i limiti della “potenza di fuoco”, ma anche di rimanerci con un contributo delle plusvalenze il più basso possibile, altrimenti si rischia di dover rincorrere ogni anno il risultato con nuove plusvalenze. Non significa ovviamente che le plusvalenze siano un male, anzi, ma sarebbe bene che non fossero utilizzate per coprire un livello di stipendi e ammortamenti insostenibile per i ricavi della società. Posso essere in equilibrio sull’anno sia con zero plusvalenze e stipendi più ammortamenti di 170 milioni, che con 30 milioni di plusvalenze e 200 milioni di stipendi e ammortamenti. Nel secondo caso però, a differenza del primo, inizio l’anno successivo con una prospettiva di perdere 30 milioni, a meno di nuove cessioni con plusvalenza e/o riduzione del monte stipendi e degli ammortamenti.

Questa premessa era necessaria perché la Juve quest’anno, da questo punto di vista, non si trova nella situazione più rosea. Un anno fa, infatti, quando si trovava con i 50 milioni scarsi di patrimonio, aveva un ricorrente di costi per calciatori (stipendi e ammortamenti) di circa 200 milioni. L’obiettivo, per avvicinarsi anche solo gradualmente a una situazione di equilibrio, sarebbe dovuto essere ridurre o quantomeno non aumentare la cifra e, con un po’ di plusvalenze, minimizzare le perdite. Minimizzarle, non necessariamente annullarle, perché all’orizzonte, fra un anno, c’è un cambiamento sostanziale nel conto economico della Juve, perché entra il nuovo sponsor tecnico (Adidas, già contrattualizzato, porterà circa 15 milioni di ricavi in più) e il nuovo sponsor di maglia, ancora da negoziare. Entreranno i nuovi diritti TV della serie A che – terminata un’asta poco edificante – dovrebbero aumentare significativamente. E anche i diritti della Champions, nella speranza di parteciparvi nuovamente, dovrebbero aumentare, vista l’offerta record di Mediaset per il triennio che inizia nel 2015/16 (una grande componente dei ricavi da Champions – il cosiddetto market pool – è infatti legata a quanto speso dalle emittenti del proprio paese per acquistare i diritti). Se tutto va bene si potrebbe arrivare, con una buona Champions, a superare i 300 milioni di ricavi, con un livello sostenibile di stipendi e ammortamenti di oltre 200. Ma questo, appunto, fra un anno.

Nel frattempo bisognava (bisognava nel senso a partire dallo scorso anno) farsi bastare i 50 milioni residui di patrimonio per l’anno appena concluso e quello che sta per iniziare. Ma le scelte dell’anno scorso sono state del tipo: vabbè, quest’anno non pensiamoci, sistemiamo poi l’anno prossimo. Che non è assolutamente una scelta sbagliata, sia chiaro, solo che ora bisogna affrontarla. Si è privilegiato un rafforzamento della rosa relativamente sicuro rispetto ad iniziare un percorso di sostenibilità. Se a molti può essere sembrato un mercato poco oneroso, in quanto gli investimenti in cartellini sono stati limitati, in realtà non è così. Tevez, Llorente, Ogbonna e il riscatto di Asamoah. Fuori Matri, Giaccherini, mezzo Marrone. Poi il rinnovo di Vidal. La rosa non è stata ringiovanita e gli stipendi sono notevolmente aumentati. Stipendi e ammortamenti dovrebbero essersi aggirati sui 220 milioni (contro i 200 dell’anno prima), le cessioni (le tre citate prima più qualche cessione di comproprietà di giovani) hanno portato 20 milioni di plusvalenze. Saldo “potenza di fuoco”: 200 milioni. La Champions come sappiamo non è andata bene, quindi ci potevamo permettere 160 circa, poco più. Risultato: fra i 30 e i 40 milioni di perdite, patrimonio quasi annullato. E se arriviamo da 30 milioni di perdite con 20 di plusvalenze, significa che prima di iniziare il mercato partiamo con una prospettiva per l’anno che inizia di 50 milioni di perdite. Ma di perdite abbiamo detto che non possiamo più averne, se non minime, perché il patrimonio è pressochè annullato, e quindi questi 50 milioni bisogna recuperarli. La potenza di fuoco “netta”, cioè stipendi + ammortamenti – plusvalenze, non dovrà superare 170 milioni, ma il punto di partenza – quello a bocce ferme, mantenendo semplicemente la rosa dello scorso anno con i contratti esistenti – è 220. Questo proiettando i dati che abbiamo fino a marzo, visto che il bilancio di fine anno non è ancora disponibile. È possibile che i dati effettivi saranno migliori, e quindi il problema da risolvere più piccolo. E ovviamente non tutto deve necessariamente essere fatto in questa sessione di mercato, visto che esiste anche il mercato di gennaio, quando si saprà come è andato il girone di Champions e quindi il calcolo di quanto serve potrà essere più preciso. Ma il concetto rimane, e cioè che in questo mercato bisogna recuperare risorse. Risorse che si prendono da plusvalenze ed eventuale riduzione di stipendi e ammortamenti. Le tre componenti sono strettamente legate fra di loro, quindi l’analisi è complicata. Ogni giocatore che vendo ha un impatto in termini di stipendio risparmiato ed ammortamenti eliminati. Se lo vendo a un prezzo superiore al mio valore residuo (cioè il suo costo di acquisizione meno la parte già ammortizzata), ottengo anche una plusvalenza. Ma se è un giocatore della prima squadra lo devo sostituire con un altro, che avrà a sua volta un suo stipendio e un suo ammortamento, che dipenderà non solo dal prezzo pagato ma anche dalla sua durata contrattuale, e quindi dalla sua età. Poi ci sono eventuali prolungamenti di contratto, che permettono di spalmare il valore residuo di un giocatore su più anni, e quindi ridurre l’ammortamento. Le combinazioni possibili sono infinite, però una cosa è certa: siccome ridurre significativamente il monte stipendi e ammortamenti è difficile a meno di un ridimensionamento della rosa, questo sarà necessariamente un mercato di plusvalenze.

L’inizio, da questo punto di vista, è stato ottimo. Fra Immobile, Zaza, Peluso, Vucinic e qualche comproprietà minore sono stati portati a casa circa 20 milioni di plusvalenze, senza toccare pezzi chiave della prima squadra. Ne servono però altre, difficile dire quante perché, come detto, non abbiamo i dati definitivi dell’anno concluso e perché in parte potranno essere realizzate nel mercato di gennaio. Però mi aspetto cifre ancora importanti. Se saranno bravi ne otterranno un po’ da Quagliarella, Motta, De Ceglie e altri del vastissimo parco giocatori in prestito, ma realisticamente non basteranno. Se si vuole, come mi auguro, trattenere sia Vidal che Pogba (la cessione di uno dei due risolverebbe chiaramente il problema in un colpo solo), bisognerà comunque cedere uno o più pezzi di valore, possibilmente fra quelli che, pur avendo mercato, non sono considerati parte centrale del progetto tecnico. Ognuno può individuare le cessioni che meglio sopporterebbe, ma personalmente credo che il profilo ideale sia quello di Llorente. Ha un valore di carico bassissimo, e quindi il prezzo di cessione sarebbe pressochè tutta plusvalenza, uno stipendio altissimo che verrebbe liberato, un ruolo in prospettiva non da titolare fisso e un valore di mercato che, vista l’ottima stagione da cui viene e l’età che ha, non sarà presumibilmente replicabile nei prossimi anni. Oppure ci sarebbe Bonucci, che potrebbe essere anche lui non al centro del progetto tecnico in caso di passaggio a una difesa a quattro. Lichsteiner, che sembra stia facendo qualche bega sul rinnovo e potrebbe avere buone richieste. Giovinco, anche se forse la sua valutazione oggi non sarebbe altissima. Insomma soluzioni ce ne sono, anche senza intervenire sulla struttura portante della squadra, ma necessariamente qualche sacrificio andrà fatto. Magari solo Llorente insieme a qualche giocatore minore, oppure una combinazione di due degli altri.

Ma attenzione, le plusvalenze generate da questi sacrifici non servono per finanziare gli acquisti, ma semplicemente per coprire il “buco” di partenza. Se ipotizziamo di ottenere, fra quelle già generate e qualcuna di quelle ipotizzate, fra i 30 e i 40 di milioni di plusvalenze (rimandando a gennaio eventuali necessità ulteriori), il mercato in entrata si può fare “riutilizzando” gli stipendi e gli ammortamenti liberati dalle cessioni. Un esempio che può aiutare a capire è quanto si legge sull’eventuale acquisto di Iturbe. 25 milioni + bonus, il più onersono della gestione Agnelli. In molti stanno ipotizzando che un acquisto così caro implichi necessariamente una cessione eccellente, visto che di soldi ce ne sono pochi. Non è vero. Le cessioni importanti abbiamo visto che ci servono per coprire il “buco” iniziale, ma l’acquisto di Iturbe sarebbe coperto banalmente dalla cessione di Vucinic. Il conto è questo: Vucinic, comprato a 15 milioni con 4 anni di contratto, aveva un ammortamento di quasi 4 milioni all’anno e uno stipendio presumibilmente (non ci sono purtroppo fonti ufficiali sugli stipendi) di oltre 2,5 milioni netti (5 lordi). La sua cessione, oltre a dare un piccolo contributo alle plusvalenze di cui abbiamo bisogno, ha pertanto liberato circa 9 milioni. Se a Iturbe, come si legge in giro, venisse fatto un contratto quinquennale a 1,5 milioni netti (3 lordi) il suo costo annuale sarà di 8 milioni (5 di ammortamento e 3 di stipendio lordo). Nessun incremento dei costi, addirittura forse un leggero guadagno. Che sia o meno Iturbe, questo tipo di operazioni è, a mio avviso, quello che deve fare la Juve. È evidente, come dicono in molti, che l’ideale è scoprire il talento prima che costi 25 milioni. La Juve lo ha fatto con Pogba, con Berardi (seppur solo per la metà), fa un nuovo tentativo quest’anno con Coman. Ma 25 milioni, se utilizzati per un giocatore giovane con richiesta di stipendio contenuta, non sono assolutamente troppi, sono ampiamente sostenibili. Avrebbero, per dire, lo stesso impatto di Evra, se è vero lo stipendio di 3,5 milioni netti di cui si parla (7 lordi), che viene invece considerato quasi gratis per via del costo bassissimo del cartellino. Senza entrare nei conti di ciascuna operazione, gli acquisti fatti (riscatti di Isla e Marrone) e quelli di cui si sta parlando (Iturbe, Evra, Morata) potrebbero essere coperti dalle risorse liberate dalle uscite già fatte (Vucinic, Peluso) e quelle ipotizzate (Quagliarella e, in questo esempio, Llorente). Con altre cessioni minori (Motta, De Ceglie etc) e qualche prolungamento di contratto (Giovinco e Lichsteiner se non vengono ceduti, ma anche Caceres e lo stesso Tevez) si troverebbero altre risorse importanti da investire per il nuovo contratto di Pogba e per qualche altro acquisto. Si riuscisse a vendere Isla al suo valore di carico (circa 10 milioni) si potrebbe coprire l’acquisto di un giovane da 18 milioni, se non comporta un aumento di stipendio. Gli esempi, ovviamente, sono infiniti, ma la sintesi è questa: servono tante plusvalenze per colmare un “buco” di partenza, a prescindere dal mercato in entrata. In questo senso il sacrificio di Immobile è stato necessario e sarà presumibilmente necessaria almeno un’altra partenza importante, ma non per forza Pogba o Vidal.

Risolto questo “problema”, acquisti, anche di valore, se ne possono fare, purchè delle tipologie di cui si parla, e cioè giovani con stipendio contenuto per cui si può pagare anche un prezzo elevato (Iturbe, Morata) o esperti dallo stipendio alto ma dal prezzo irrisorio (Evra). Inoltre, l’inserimento in rosa di giocatori dall’impatto sul conto economico molto contenuto (tipo Marrone e Coman) permettono di liberare risorse per altre caselle. Quello che eviterei è di aumentare ulteriormente il livello di stipendi e ammortamenti finanziandolo con altre plusvalenze, per evitare di ritrovarci l’anno prossimo a dover reinseguire il risultato con nuove plusvalenze nonostante l’incremento di ricavi previsto.

Questo appena iniziato è probabilmente il mercato più difficile dell’era Agnelli, perché i paletti questa volta sono stringenti e non si possono evitare o spostare. Ha il vantaggio di arrivare dopo tre anni di vittorie e con diversi giocatori che suscitano conseguentemente interesse. Uscirne fuori con la struttura portante della squadra pressochè inalterata, con i pezzi pregiati contrattualmente blindati e con alcuni inserimenti di potenziale grande valore, seppur da verificare, sarebbe a mio avviso un ottimo risultato. Se le cose andassero bene, e i giocatori su cui si scommette si rivelassero effettivamente di valore, puoi fare un’altra grande stagione e soprattutto presentarti al prossimo mercato estivo con la forza di una grande squadra, in termini di valore della rosa e di risorse a disposizione. Dovessero andar male non hai compromesso nulla per gli anni a venire. Vedremo, l’inizio di questo mercato fa ben sperare, ma di lavoro da fare ce n’è ancora molto e per niente facile. Se sarà fatto bene credo che potrà costituire la base di una grande squadra sostenibile negli anni. È l’anno più delicato, e in quanto tale va gestito nel migliore dei modi.

fonte: juventibus.com di Daniele Scarinci

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